Arabona |
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StoriaSituata su una collina poco distante dal fiume Pescara, in territorio di Manoppello e diocesi di Chieti, l’abbazia di Santa Maria di Arabona fu fondata nel 1209 da monaci cistercensi provenienti da S.Anastasio di Roma, quindi appartenenti alla linea di Clairvaux. Il terreno era frutto di una donazione e il singolare nome (Ara Bona) potrebbe trovare giustificazione secondo alcuni ipotizzando l’esistenza nel luogo di un antico altare dedicato ad una divinità pagana (Bona ?) secondo altri nelle parole latine area (=aia) o aera (=aria), quest’ultima a segnalare la salubrità della zona. Agli inizi la nuova comunità fu aiutata dalle elemosine dei cittadini chietini ma anche col passare degli anni Arabona non si segnalò per la sua ricchezza. Proprio alla mancanza di fondi si può probabilmente imputare l’interruzione dei lavori di costruzione della chiesa che, dopo il completamento dell’abside e del transetto, si arrestarono alla prima campata, dando a Santa Maria di Arabona una pianta quasi centrale. Nel 1259 l’abbazia divenne madre di Santa Maria dello Sterpeto presso Trani in Puglia ma già agli inizi del XV secolo dovette seguire il destino comune alle altre comunità cistercensi abruzzesi: l’abbandono. Nel 1412 infatti Arabona non ospitava più frati ed era occupata dal conte di Ferrara e nel 1587 papa Sisto V fece passare i suoi beni ai Minori Conventuali della Basilica dei XII Apostoli di Roma. La chiesa è stata oggetto di estesi lavori di consolidamento e restauro tra il 1947 e il 1952 e oggi il complesso ospita i Padri Salesiani. ArchitetturaCome già detto, Santa Maria di Arabona si presenta con una pianta quasi centrale essendo stata costruita solo la prima campata delle tre navate. La parte absidale è rettangolare, con cinque finestre sul fondo (come a Casamari), ed è affiancata da due coppie di cappelle, anch’esse rettangolari, che si affacciano sul transetto. Tutti gli ambienti (tranne la navata centrale della prima campata che è stata rifatta all’inizio degli anni ‘50) sono coperti da volte a crociera costolonate che insistono su pilastri polilobati. Gli archi sono acuti. Da notare ancora l’oculo centrale sull’incrocio del transetto, segno che erano previsti un tiburio ed una torre campanaria non realizzati probabilmente per motivi economici. Una torre campanaria più piccola fu costruita sfruttando la scala che portava al tetto. Esternamente Arabona presenta contrafforti simili a quelli di Casamari quindi con forme francesi. Da ricordare ancora la sala capitolare rettangolare con due navate di tre campate divise da pilastri. Nel complesso le forme della chiesa di Santa Maria di Arabona si richiamano esplicitamente a quelle di Casamari e di Tre Fontane ma in queste ultime i caratteri borgognoni sono applicati con più attenzione. Arabona rimane però, se pur incompleta, un esempio dell’influenza che le maestranze francesi attive nelle abbazie cistercensi laziali esercitarono su tutto il centro Italia. BibliografiaU. CHIERICI, La chiesa di S. Maria di Arabona presso Chieti, in “Napoli Mobilissima”, II (1962/63), pp. 83-102; D. PRIORI, Badie e conventi benedettini d’Abruzzo e Molise, Lanciano 1976 (II ed.), pp, 215-262; A.C. BURATTI-M. CIVICA-G. MEZZANOTTE, Comunità cistercensi in Abruzzo, in "Città e Società", XI (1980), pp. 46-65. Foto |
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