Cabuabbas |
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StoriaGonario Il, Giudice di Torres, dopo essere stato in pellegrinaggio in Terra Santa nel 1147, l’anno seguente si recò a Clairvaux, chiedendo a San Bernardo di inviare alcuni monaci per fondare un’abbazia nella curtis di Cabuabbas, da lui donata all’Ordine cistercense. Il 5 marzo 1149 (sic 1150) una colonia di religiosi francesi, provenienti dalla stessa Clairvaux o, meno probabilmente, da Cîteaux, giunse in Sardegna, dando vita all’abbazia di Santa Maria di “Corte” o di Cabuabbas e iniziando i lavori per erigere la chiesa, mentre forse il monastero era già in costruzione. Nel 1297 l’abate di Rivalta torinese vi inviò un priore, un monaco e un converso, segno che forse la nuova comunità aveva uno scarso numero di religiosi, ma Cabuabbas sopravvisse ancora fino al 1458, quando i suoi beni passarono alla mensa vescovile di Bosa. Il complesso abbandonato andò quindi incontro ad un rapido degrado, complice la pesantezza delle volte in basalto e anche l’asportazione dei materiali per reimpiegarli nella costruzione di nuove chiese del vicino villaggio. Parte del transetto sfuggì però alla distruzione e, integrata da alcuni muri e da nuove volte nei secoli XVII e XVIII, fu riadibita a luogo di culto, finzione che conservava ancora alla fine degli anni ’50. Nulla invece resta oggi sia del corpo centrale della chiesa sia degli edifici monastici. ArchitetturaDella chiesa di Santa Maria di Corte rimangono, tutti voltati a botte, il braccio destro del transetto con le due cappelle orientali che vi si affacciavano, un ambiente sulla sua testata che, probabilmente, era la sagrestia e il coro quadrato. Quest’ultimo però, non essendo stato incorporato nel nuovo perimetro dell’edificio, conseguente alle addizioni sei e settecentesche, è in stato di abbandono. Il Delogu ha ipotizzato la pianta originaria della chiesa, basandosi, per il transetto, su una probabile simmetria dei due bracci e, per il corpo centrale, forse su rapporti proporzionali con altri edifici dell’Ordine. L’edificio ottenuto risultava cosi cruciforme, a tre navate (delle quali la centrale era larga il doppio delle laterali), con abside quadrata e affiancata da due cappelle per lato, anch’esse quadrate e prospettanti sul transetto, che aveva quattro pilastri a croce. Tutte le coperture erano a costituite da volte a botte. Queste caratteristiche planimetriche, insieme alla semplicità delle forme decorative utilizzate e alle scarse notizie storiche possedute, hanno portato gli studiosi a vedere in Santa Maria di Corte, un esempio di chiesa cistercense “primitiva” con caratteri borgognoni, ancora romanici, opera di maestranze francesi, e che si richiama ai casi molto simili di Fontenay e Obasine, in Francia, e di Fiastra, Fossanova, Falleri e Chiaravalle milanese in Italia, tutte databili al XII secolo. La Fraccaro ha sottolineato come l’edificio, prima costruzione cistercense in Sardegna, sarebbe stato preso a «modello» per le chiese dell’Ordine erette successivamente nell’isola, che sarebbero quindi caratterizzate da una certa omogeneità di caratteri, difficilmente riscontrabile nel resto d’Italia. BibliografiaMASIA G., L’abbazia di Cabuabbas di Sindia (1149) e il suo influsso spirituale e sociale nei secoli XII e XIII, Sassari, 1982 (con buona bibliografia). I Cistercensi in Sardegna, in "Rivista Cistercense", V (1988), pp. 1-109, passim. ZANETTI G., I Cistercensi in Sardegna, in "Rendiconti dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere", XCIII (1959), pp. 59-70; Foto |
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