Casalvolone |
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StoriaLa prima testimonianza dell’esistenza di tale abbazia risale al 975, quando era retta da monaci benedettini; ulteriori notizie risalgono al 1132, anno in cui papa Innocenzo II, confermò l’abbazia fra i beni del vescovo diocesano Litfredo. I Cistercensi, provenienti da Morimondo, vi si insediarono nel 1169, quando i Benedettini stavano per abbandonare il monastero. L’abbazia è poi nominata in un documento del 1181, in occasione di una vertenza sorta tra il suo abate, un certo Giacomo, e l’abate di Morimondo, in merito alla contesa di alcuni beni immobili in Novara. Al 1225 risale un documento che attesta che l’opera di fondazione dell’abbazia era dovuta ai tre fratelli Ardizzone, Enrico e Tommaso di Casalvolone, i quali con le loro donazioni e il continuo sostegno difensivo permisero la rinascita del complesso conventuale già benedettino, e il fatto che la denominazione dell’abbazia prese il loro nome è indice del loro ruolo nella storia del monastero. Non è noto quando i Cistercensi l’abbandonarono; è certo che la Commenda nel XV secolo, significò il suo totale decadimento, poiché nel 1497 l’abbazia non entrò a far parte della Congregazione Cistercense Italiana di San Bernardo, segnale che come ente monastico aveva cessato la sua esistenza. Nel periodo napoleonico i suoi beni furono confiscati e nel 1819 divenne di proprietà privata. ArchitetturaScomparsa; esistente chiesa di San Pietro
La chiesa abbaziale non è più esistente, in quanto fu ridotta prima ad un piccolo oratorio e poi distrutta all’inizio del nostro secolo. Dalle visite pastorali rimane comunque la sua descrizione: tale chiesa mostrava un impianto che si atteneva alle prescrizioni cistercensi arricchito anche dalla presenza di elementi gotici. Essa era a tre navate, a croce latina, con un transetto sporgente e terminava con un coro piatto, a fianco del quale si aprivano, sui bracci del transetto, due emicicli di dimensioni ridotte. La chiesa era coperta a volte, ma il tamponamento delle navate laterali nascondeva il tipo di supporti, che non vengono così descritti. Presso gli attuali proprietari sono però conservate due chiavi di volta gotiche. Tale edificio aveva inoltre due ingressi, uno sulla fronte principale, e un altro sul braccio destro del transetto, sul quale si elevava anche una torre campanaria quadrata. La chiesa che tuttora esiste è quella di San Pietro al Cimitero, che fungeva da parrocchia per il popolo; essa è a tre navate e termina con tre absidi semicircolari. Le navate sono costituite da quattro campate coperte da volte a crociera e sostenute da coppie di pilastri, delle quali la prima nettamente diversa dalle altre in quanto a forma. L’ultima campata della navatella destra è coperta da una volta a padiglione sfalsato, mentre il raccordo tra la navata principale e il campanile è costituito da una breve volta a semibotte, che interrompe l’ impostazione della crociera. La fabbrica presentava una precedente struttura a capriate in legno, sempre a tre navate, e nel corso di una ricognizione alla chiesa nel 1975, sono stati rinvenuti, sotto la pavimentazione, elementi di muratura che attesterebbero l’esistenza di una costruzione a un’ unica navata, con abside orientata come l’attuale e di larghezza poco inferiore, tipologia quest’ultima abbastanza comune in area piemontese tra l’VIII e l’XI secolo. Di tale primitivo impianto sembra che l’unica parte rimasta in elevazione sia la facciata, ripartita dalla scansione di quattro lesene e alla quale è addossato un piccolo portico voltato ad arco. L’interno della chiesa è ricco di affreschi del XV secolo, e la parte che più ne è interessata è il catino absidale che rappresenta schemi iconografici assai diffusi come il Cristo in mandorla e una serie di santi e di profeti. ArteL’interno della chiesa è ricco di affreschi del XV secolo, e la parte che più ne è interessata è il catino absidale che rappresenta schemi iconografici assai diffusi come il Cristo in mandorla e una serie di santi e di profeti. BibliografiaB. G. BEDINI, Le abazie cistercensi d’Italia, Casamari 1980 (IV ed.), pp. 62-63; Catalogo Mostra, Novara e la sua terra nei secoli XI e XII. Storia, documenti, architettura, a cura di M. L. Gavazzoli Tomea, Milano 1980, p. 45. Foto |
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