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Casanova di Carmagnola

 

Storia

La data di fondazione dell’abbazia non è certa; essa si deve a Manfredo I e Oddone, Marchesi di Saluzzo, che donarono delle terre al monastero di Tiglieto affinché fosse fondata in quel territorio una nuova abbazia cistercense: tale donazione sembra fosse avvenuta nel 1130, ma furono anche proposte le date 1137 e 1142. La data ufficiale è comunque il 1151, anno in cui papa Innocenzo III emanò un diploma col quale prese la nuova abbazia sotto la sua protezione. Il nome del primo abate di Casanova è riportato dal Bedini, che parla di un certo Alberico, subentrato a Gandolfo, il quale dovette tornare a Tiglieto.

Nel 1195 l’imperatore Enrico V, confermò i possedimenti e i privilegi del monastero, e a questa seguirono altre conferme, che insieme a ulteriori donazioni, fecero sì che l’abbazia diventasse notevolmente ricca.

Nel XV secolo fu istituita la Commenda; nel 1497 entrò a far parte della Congregazione Italiana di San Bernardo e, nonostante la riduzione del numero dei monaci, il complesso conventuale resistette fino al 1775, anno della soppressione. Dal 1872 la chiesa è parrocchia. Gli edifici conventuali attuali sono frutto di una totale ricostruzione, su progetto dell’architetto Prunotto, avvenuta fra il 1743-1753 e perciò si sviluppano secondo semplici ritmi neoclassici.

Architettura

Lelia Fraccaro si basa totalmente sul testo dell’Olivero per la trattazione della chiesa I; quest’ultimo prese in esame la data di fondazione riportata da una lapide presente ora nella sagrestia, che attestava il 1160 come anno di consacrazione dell’edificio. Ma egli pensò che tale data si riferisse in realtà solo ad una visita, in quanto accettando come anno di fondazione il 1150 o il 1151, sarebbe stato assai improbabile in così pochi anni terminare la costruzione della chiesa, anche se sicuramente era in parte eretta. La Fraccaro, dal canto suo, afferma che la conclusione della chiesa nel 1160 non è possibile per ragioni di stile, in quanto vi è la presenza di archi acuti già nelle prime parti costruite (le cappelle) e le volte presentano una fisionomia «troppo gotica». La medesima lapide attesterebbe anche che la fabbrica fu. Rimaneggiata secondo le forme attuali nel 1680, ma gli interventi non hanno comunque completamente stravolto l’originaria struttura; all’interno gli effetti sono stati minimi, riguardando più che latro

la messa in opera di stucchi, e anche all’esterno, eccetto la facciata orientale,

completamente stravolta, essi sono stati assai modesti. Di interventi attuati nei secoli XVII e XVIII parla anche Negri, che sottolinea come l’aspetto attuale dell’edificio presenti i caratteri propri di tali manipolazioni, anche se, all’interno, un restauro dell’inizio degli anni ‘60 del nostro secolo, ha recuperato parte dell’antica veste della chiesa, lasciando comunque presenti non pochi elementi settecenteschi, nei capitelli in particolare

L’impianto è a tre navate, con la maggiore di quattro campate quasi quadrate, a cui nelle navatelle corrispondono Otto campate; tale schema vede perciò la presenza di un sistema di supporti alternato, con massicci pilastri composti e pilastri più piccoli di sezione ottagonale, originariamente tutti in laterizio e ora ricoperti da stucchi. La Fraccaro riporta l’ipotesi dell’Olivero secondo cui i pilastri composti, ora ridotti in un unico corpo centrale quadrato e fiancheggiato da riseghe, fossero in origine di sezioni differenti, dei quali alcuni anche cilindrici; come i pilastri, così sia i capitelli sia le basi (anch’esse di dubbia origine antica) sono stati alterati da stucchi.

La navata centrale è coperta da volte a crociera costolonata, di sezione

“tondeggiante”4 e di tipo abbastanza slanciato; solo la prima campata a ovest è a crociera liscia e per questo motivo, unito al fatto che presenta evidenti segni di rifacimento all’esterno, si ritiene probabile una sua ricostruzione in seguito al crollo della volta primitiva. Gli archi, sia trasversali che longitudinali, sono tutti acuti, a sezione rettangolare. Le navate minori sono invece coperte da crociere lisce e i loro archi trasversali sono a sesto ribassato.

Il transetto è formato da tre campate di forma quasi quadrata e coperte da crociere cordonate; quella centrale è più alta, e la presenza di un grosso foro circolare, ora tamponato per le corde delle campane, per la Fraccaro è la prova che in origine sul piedicroce si elevava una torre. Le cappelle che si aprono sul transetto sono due per braccio, di forma rettangolare, con volta a botte acuta e acuti anche gli archi d’ingresso.

Il coro è di una sola campata, anch’esso rettangolare, dalla profondità abbastanza accentuata e presenta lo stesso tipo di copertura delle cappelle. Sulla testata del braccio meridionale del transetto c’è ancora la porta che collegava la chiesa col dormitorio dei monaci, mentre non c’è più traccia della scala che assolveva la stessa funzione. Sull’altra testata c’è invece la scala che conduce nel sottotetto.

Riguardo alla facciata è difficile risalire a quella primitiva, in quanto l’attuale è frutto di una completa ricostruzione con la conseguente alterazione di tutte le proporzioni; quella antica doveva essere più bassa, considerazione questa, che nasce dal confronto tra l’odierna fronte e l’altezza della navata centrale. Il paramento murario è a mattone a vista e presenta gli elementi tipici lombardi, come i fregi di coronamento ad archetti pensili a tutto sesto su fondo bianco, sormontati da una fila di mattoni disposti a Sega. La presenza di un’altra fila di fregi nella navata centrale, è indice del fatto che essa deve aver subito una sopraelevazione

All’esterno ancora, sul fianco settentrionale sono stati aggiunti in un secondo tempo quelle opere murarie dette “barbacani” di rinforzo alla navata e la Fraccaro ipotizza che anche all’interno, le rispettive arcate a muro di scarico, presenti in ogni campata della navata minore, siano il frutto di un intervento successivo.

Anche la facciata orientale ha subito delle alterazioni notevoli, prima fra tutte l’aggiunta di un secondo piano alle cappelle, oltre alla chiusura delle primitive finestre.

Bibliografia

AA.VV., Casanova. Arte, storia e territorio di una abbazia cistercense, Carmagnola, 1990.

MENOCCHIO R., Memorie storiche della città di Carmagnola, Torino, 1890.

OLIVERO E., L’abbazia Cistercense di Casanova presso Carmagnola, Torino, 1939.

PEGOLO L., Storia della città di Carmagnola, Carmagnola, 1925.

SCOLARI A. C., Le grange dell’abbazia di Casanova, in “Piemonte vivo”, IX, 1975, pp. 21-29.

Foto

Scorcio della facciata della chiesa Scorcio della facciata della chiesa Facciata della chiesa Navata centrale della chiesa Navata centrale della chiesa
Navata laterale destra della chiesa Scorcio della navata centrale della chiesa Navata centrale della chiesa Navata laterale della chiesa Coro della chiesa
Presbiterio della chiesa Cappella dell’abside della chiesa Cappelle della chiesa   
Casanova di Carmagnola
Nome completo: Santa Maria di Casanova 
Nome originario: Casa-Nova 
Nomi alternativi:  
 
Ordine originale: Cistercensi 
Ordine attuale: Parrocchia 
Congregazione attuale:  
Filiazione di: Tiglieto
Linea di: Ferté, la
N. di fondazione: (Janauschek): 308 
Stato Giuridico: Abbazia 
Figlie
 
Date
Fondata nel: 1151 
Cistercense nel: 28/06/1150 
Chiusa nel: 1775 
Riaperta nel:  
Richiusa nel:  
Indirizzo

10022  Carmagnola (TO)
Italia
Regione: Piemonte 
Nazione: Italia 
Diocesi antica: Taurnensi
Diocesi attuale: Torino
Coordinate:
44.87234489976767, 7.793096374577588
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Latitudine: 44° 52' 20''
Longitudine: 7° 47' 35''
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Indirizzo Web Web
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Stato dell’edificio: Intatto con comunità
Stile dell’edificio: Cistercense primitivo, Barocco - Rococò
Visita: Guidata con offerta
Attività
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