Vito e Salvo, Santi |
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StoriaDi questa abbazia le notizie sono frammentarie e spesso discordanti. Solo il Bedini si sofferma sulla storia di SS. Vito e Salvo, probabile segno di uno studio più approfondito. Nel 1255 un ospedale intitolato a San Vito, posto in diocesi di Chieti, fu offerto ai cistercensi perché lo trasformassero in abbazia e di questo furono incaricati i monaci di Tre Fontane. Due anni dopo la trasformazione era avvenuta ma, per motivi ignoti, madre di San Vito risultò l’abbazia di Ferraria e non Tre Fontane. Al nome di San Vito fu poi aggiunto quello di San Salvo, presunto fondatore dell’ospedale, e il paese formatosi attorno al monastero si chiamò così. Caduta in commenda, l’abbazia fu abbandonata dai cistercensi nel 1453, anno in cui fu attaccata dai Turchi. Dopo una breve presenza dei Celestini, San Vito e i suoi beni andarono nel 1775 al Comune di San Salvo quindi nel 1789 alla Corona di Napoli. Oggi la chiesa, come alcune parti superstiti dell’abbazia, fanno parte del paese. ArchitetturaDi questa abbazia non si è reperito alcun rilievo e anche gli autori presi in considerazione non dicono nulla sui resti del complesso. Solo il Van Der Meer accenna al fatto che la chiesa è stata ricostruita nel XVI secolo. BibliografiaD. PRIORI, Badie e conventi benedettini d’Abruzzo e Molise, Lanciano 1976 (II ed.), pp. 333-363; A.C. BURATTI-M. CIVICA-G. MEZZANOTTE, Comunità cistercensi in Abruzzo, in "Città e Società", XI (1980), pp. 46-65. Foto |
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