Stefano del Bosco, Santo |
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StoriaDopo essersi ritirato nel 1084 a Grenoble, nel 1090 san Bruno, fondatore dell’Ordine certosino, fu richiamato a Roma da papa Urbano Il. Spintosi poi fino in Calabria ottenne in dono da Ruggero II un terreno chiamato La Torre e vi fondò nel 1091 la certosa di Santa Maria del Bosco o Santa Maria della Torre. Il complesso doveva essere costituito solo da una piccola chiesa e da alcune celle per i monaci, mentre a poca distanza si trovavano delle abitazioni per i laici che li aiutavano. Proprio in quest’ultimo luogo (l’attuale Serra San Bruno) fu fondato nel 1097 il monastero di Santo Stefano che nel 1150 chiese di entrare a far parte dell’Ordine cistercense come filiazione di Fossanova. Dopo qualche anno (1193) anche Santa Maria della Torre fu trasferita ai cistercensi da papa Celestino III e divenne priorato di Santo Stefano che nel 1185 aveva intanto fondato l’abbazia della SS.Trinità del Legno in diocesi di Rossano. Nel 1514 Leone X riconsegnò nelle mani dei certosini il complesso abbaziale e durante il XVI secolo furono costruiti la chiesa e il chiostro dei quali oggi si vedono i ruderi, ruderi provocati dal terremoto del 1783 che distrusse Santo Stefano. Nel 1808 la certosa, di cui restavano solo rovine, fu soppressa da Gioacchino Murat. Nel 1856 i certosini, su richiesta degli abitanti di Serra San Bruno , tornarono ma solo nell’ultimo decennio del secolo si iniziarono i lavori di ricostruzione del complesso conventuale. Nel 1899 la nuova chiesa e gli edifici conventuali, costruiti su progetto dell’architetto francese Pichat, erano terminati e la Certosa di Santo Stefano si presentava come la possiamo vedere ancora oggi, vicino ai ruderi cinquecenteschi. ArchitetturaCome detto i ruderi che appaiono oggi (la facciata della chiesa con alcuni pilastri e gran parte del chiostro) sono cinquecenteschi e quindi posteriori al periodo cistercense. Durante i quasi quattro secoli di permanenza a Santo Stefano i monaci bianchi o non hanno costruito niente accontentandosi delle strutture originarie certosine o il frutto del loro lavoro è stato cancellato dai rifacimenti del XVI secolo. BibliografiaD. TACCONE-GALLUCCI, Memorie storiche della Certosa de’ Santi Stefano e Brunone in Calabria, Napoli 1885; |
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