Frediano in Cestello, San |
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StoriaFondato nel 1450 da Nicolò Siciliano, carmelitano. Fino al 1520 rimase nell’ambito della giurisdizione dei Padri Carmelitani, quando Leone X sottomise il monastero all’autorità dell’Ordinario. Nel 1627 Urbano VIII, decretò il trasferimento delle Carmelitane da San Frediano a Santa Maria Maddalena de’ Pazzi in Borgo Pinti e dei Cistercensi di Pinti a San Frediano. La nuova sede per le monache carmelitane fu sollecitata dal Cardinale Francesco Barberini che aveva tra queste religiose due sorelle. Il Barberini pagò 50.000 scudi ai cistercensi ed inoltre rinunziò a loro favore alla commenda di Badia a Spineta, nella diocesi di Chiusi, e ad altri beni che il porporato possedeva a Vicchio nel Mugello. L’8 settembre 1628 avvenne il duplice trasloco. I Cistercensi iniziarono subito i lavori per la ristrutturazione e ricostruzione della chiesa e dell’intero monastero. L’architetto che diresse i lavori fu Gheraldo Silvani, fratello dell’abate di Cestello, D. Salvatore Silvani. Nel 1689 la chiesa doveva essere ultimata, se il 17 aprile di quell’anno ci cantò la prima messa nella nuova chiesa. L’abbondante materiale archivistico conservato, permette di ricostruire attentamente la storia di Cestello fino ad oggi. Particolare cura ebbero i registri della fabbrica di Cestello che furono affidati all’abate e camarlingo di Settimo. La particolare precisione degli incaricati a condurre la amministrazione della fabbrica consente di seguire passo per passo l’avanzarsi dei lavori, quasi mai preoccupati delle entrate, e quindi con una cadenza molto ordinata, anche se protratta per oltre mezzo secolo Cestello insieme a Badia a Settimo è l’abbazia cistercense Toscana che dalla metà del Seicento fino alla soppressione ha avuto un ruolo di primo piano nella vita spirituale, artistica, culturale e giuridica nella vita dell’intera Provincia Toscana della Congregazione di San Bernardo in Italia. Cestello aveva il noviziato e la sede di formazione culturale e teologica dei giovani monaci della Provincia. Era anche la comunità più numerosa; il numero dei membri oscillava dai 25 ai 35. Soppressa il 2 agosto 1783 dal granduca Pietro Leopoldo. L’intero complesso fu rilevato dalla Curia fiorentina. La chiesa divenne ed è tuttora parrocchia. Il monastero fu destinato a Seminario Maggiore della Diocesi e da un decennio è lo Studio teologico fiorentino, aggregato all’università Gregoriana di Roma. (Goffredo Viti) BibliografiaA. LUCHS, Cestello, a Cistercian Church of the Florentine Renaissance, New York 1977.; O. FANTOZZI MICALI ROSSELLI - P. ROSSELLI, Le soppressioni dei conventi a Firenze. Riuso e trasformazioni dal XVIII secolo in poi, Firenze 1980, pp. 201-202, sch. 66.
FONTI INEDITE ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE: Compagnie Religiose Soppresse: filza 387, fascicolo 4; 388, 8; 389, 9; 392, 13; 393, 14; 397, 19; 399, 22; dalla filza 404, fascicolo 32 alla filza 431 fa-scicolo 133; 433, 139-145; 517, 410; 549, 529; 550, 530; 552, 537. Diplomatico dei Cistercensi, n° 38, II parte, passim. Regio Diritto, filza 5270, 5279. Patrimonio ecclesiastico, Segreteria di Gabinetto, filza 49, n° 1. ARCHIVIO ARCIVESCOVILE FIORENTINO: Visite pastorali Giornale Bullettone Affitti e Rendite Memoriali di rescritti Bastardello Documenti di chiese Stato di anime Cause civili Badie, Commende, Monasteri Documenti depositati Compagnie Archivio parrocchiale di San Frediano Archivio Seminario maggiore di Cestello
FONTI EDITE RICHA, 1754, vol. I, pp. 300-332. RICHA, 1761, vol. IX, pp. 180-190. C. C. CALZOLAI, S. Frediano in Cestello, Firenze 1972, pp. 129-142.
LETTERATURA JONGELINUS, 1640, VII, p. 69, n° 27. LUBIN, 1693, p. 138. UGHELLI, 1717-1721, vol. I, p. 164; vol III, p. 145. BACCETTI, 1742, pp. 108, 137, 270. LAMIUS, 1758, II, pp. 1115, 1217. FANTOZZI, 1842, p. 714, n° 362. JANAUSCHEK, 1877, p. LXVIII. LIMBURGER, 1910, p. 266. SANESI, Il Seminario fiorentino, Firenze 1913. PAATZ, 1940-1954, vol. II, pp. 145-158. C. C. CALZOLAI, S. Frediano in Cestello, Firenze 1972. VITI, I Cistercensi tornano …, 1978, p. 147. Foto |
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