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Pietro di Vesima, San

 

Storia

La chiesa di S. Pietro e il monastero, ad essa adiacente, risalgono all’inizio del XII secolo (da più fonti si può dedurre che il cenobio nel 1159 esisteva già). I Vento, nobile famiglia consolare genovese, sono citati, assieme a Giacomo Pelle e Ugone Fornari, tra i fondatori e patroni dell’abbazia. Ogerio Vento nel testamento lasciò una cospicua eredità alla chiesa e la scelse per sé come “eterna dimora”; con Vesima i Vento mantennero legami per tutto il XIII secolo, risulta infatti da una lapide, collocata nel coro, che Alda Vento, moglie di Emanuele Doria, nel 1260 fece restaurare il monastero. La chiesa fu edificata a nome dei Padri Crucigeri, venne quindi ceduta alle Monache Cistercensi di Montemoro, che vi rimasero dal 1216 fino al 1533. È risaputo inoltre che nel Bonetto c’era un piccolo convento, si può supporre che anch’esso fosse abitato dalle suore giunte da Savona, e che, dove adesso si incontrano le rovine di un casolare ottocentesco abbandonato, la Ca’ Nova, sorgeva secoli or sono un convento di monache. Toponimi come “Pian delle Monache” e “Cimitero delle Monache”, tutt’oggi ricordati dagli abitanti più anziani, confermano che, sulle alture di Vesima, in un lontano passato, vissero gruppi di religiose. Andate via le suore, verso la metà del 1500, il cenobio e i vari possedimenti furono affittati a Lorenzo Lomellini Sorba. Un secolo dopo passarono a Giacinto Maineri e quindi a Giobatta De Mari. Arriviamo così al 1800, quando divenne proprietaria la famiglia Ottonello, a cui seguirono i Moscheni e infine, nel 1904, la marchesa Teresa Pallavicini, vedova Negrotto Cambiaso. Attualmente il complesso ottenuto dal restauro della zona conventuale è suddiviso in appartamenti privati. La chiesa è invece normalmente officiata la domenica e dipende dalla parrocchia di S. Eugenio di Crevari.

(Il testo, con lievi integrazioni o modifiche, è sostanzialmente tratto dal sito “Lavesima.it/ Storia” e autorizzato dal Comitato della Vesima.)

Architettura

Pochi documenti testimoniano le ristrutturazioni che, nei secoli, hanno portato il complesso di S. Pietro all’attuale aspetto. Infatti solo due, 1260 e 1582, sono le date documentate a proposito di restauri all’abbazia. Si suppongono ulteriori interventi nel 1600-1700, da parte dei De Mari, che utilizzavano la chiesa come cappella privata della loro villa ed è certificata una recente intonacatura nel 1981. Il campanile ha aspetto seicentesco, la facciata della chiesa è barocca, così pure il monastero contiguo; nel 1700 l’ingresso della chiesa era dalla parte opposta rispetto alla sua collocazione attuale, mentre alcuni documenti accertano la presenza della sala capitolare, oggi trasformata in abitazione privata. Ci sono inoltre attestati che provano l’esistenza di un chiostro, disposto su due piani; attualmente si può solo ipotizzarne la collocazione. Un arco voltato, databile 1600, immette, all’altezza dell’abside, nella proprietà del monastero. Documenti del XII e XIII secolo, riportanti la richiesta di Ogerio Vento e Giacoma Castagna di poter essere essere sepolti a Vesima, dimostrano l’esistenza, accanto all’abbazia, di un cimitero. Per analogia con quanto accadeva nella tradizione cistercense, esso doveva trovarsi a sinistra della chiesa, in un terreno attualmente coltivato in parte a orto.

Il complesso architettonico, come si presenta adesso, è costituito da vari corpi di fabbrica, posti su più piani. Attraversando una piccola piazza situata nella parte alta dell’impianto edilizio si ha accesso alla chiesa, sulla cui facciata barocca si possono ancora intravedere due affreschi rappresentanti i S.S. Pietro e Paolo. Sopra l’ingresso principale c’è una finestra polilobata, ai lati altre due finestre, aperte in epoca recente, mentre nella parete dell’abside troviamo una ulteriore finestra polilobata simile a quella posta in facciata, ma ornata da un timpano. L’interno è attualmente a croce greca, in origine probabilmente la pianta era a una sola navata. Le copertura delle absidi e i peducci su cui poggiano gli archi sono di stile medioevale, mentre gli altari in finto marmo collocati nelle navate laterali e quello principale sono di età più recente. Oggi nell’abside troviamo un affresco che riproduce il santo patrono ed è stato dipinto, nel 1937, da Antonio Benvenuto, ma in passato c’era un polittico, oggi di proprietà privata, raffigurante S. Pietro in trono circondato dai Santi Paolo e Andrea, opera di Niccolò da Voltri, ora a Gabiano (castello Negrotto Cambiaso) (datato 1400 cfr. Migliorini 1977). Nella chiesa troviamo elementi estremamente interessanti: un acquasantiera di forma quadrata e di stile bizantino e due lapidi che testimoniano la sepoltura di Carlo Agostino Moscheni (3/10/1861) e della moglie Caterina Ghiglini (13/11/1873); inoltre sulle porte che separano le absidi laterali, una delle quali attualmente è la sacrestia, sono affisse due epigrafi autentiche, una del 1260 e una del 1303, che attestano lasciti al monastero da parte di facoltosi signori genovesi. Il complesso architettonico è costituito da più parti distribuite su tre piani e articolate su vari livelli, l’edificio ha un impianto originario a L e il corpo principale presenta diverse finestre, alcune di esse semplicemente dipinte. Ad ovest i due blocchi sono collegati da una costruzione più bassa e di tarda realizzazione che funziona da elemento divisore tra il giardino esterno, circondato da un alto muraglione, e il piccolo cortile interno. In questo ultimo, un profondo scalone attraversa tutto il palazzo suddividendosi in tre rampe che nel tratto terminale ruotano di 90°. La tonalità di colore prevalente di tutto l’edificio è l’ocra e decorazioni architettoniche fittizie lo caratterizzano diffusamente. Non è solo l’esterno ad essere ornato di motivi ad affresco, anche in alcune stanze interne è infatti ancora possibile ammirare zone dipinte (nuovamente con motivi architettonici e allegorie); l’organizzazione degli ambienti, però, nonostante le sfarzose premesse della facciata, è piuttosto semplice, rispecchiando così la realtà rurale a cui la villa è da sempre stata legata.

L’ospedale

Un’antica strada, attualmente asfaltata, si dirama dall’Aurelia e, raggiunta la chiesa, procede sempre in salita, attraversa il ponte sul torrente Vesima, affianca, a 100 metri sul livello del mare, l’Ospedale (Ospià) per poi proseguire verso Arenzano. Tale strada collegava il monastero di S. Pietro con le altre abbazie cistercensi del ponente ed era percorsa da numerosi pellegrini, che potevano trovare nell’Ospitale assistenza e riparo. Questo edificio, costruito nel XIII sec. dai Padri Crucigeri, fungeva dunque da ospizio, ostello, che accoglieva viandanti, poveri e ammalati. Era situato in posizione dominante, dotato di una sua cappella con campana, non lontano dall’abbazia, ma separato da essa, per motivi igienici e per non ostacolare la vita e il lavoro dei frati. Documenti risalenti alla fine del XIV secolo rappresentano l’ultima testimonianza dell’attività di questa fondazione. La costruzione che esiste ancora adesso e mantiene lo stesso toponimo non risale però al medioevo, ma all’ottocento. Vesima è tuttora collegata verso levante alla località di Crevari tramite una strada pedonale panoramicissima che ricalca il tracciato dell’ antica via romana e medievale e, tramite questa, salendo sulle alture di Crevari, attraverso il passo della Gava, ma non solo, in quanto l’Appennino in questi luoghi presenta molte memorie di antiche vie medievali di attraversamento, si raggiunge la valle dell’Olba e quindi l’Abbazia Cistercense di Tiglieto dalla quale dipese il monastero di S. Pietro di Vesima per il periodo in cui fu retto dalle monache cistercensi. Per incarico papale infatti l’Abate di Tiglieto doveva recarsi una o due volte l’anno al monastero di Vesima per controlli. Nel XII secolo una bolla papale, emessa dal papa Nicolò VI, concedeva indulgenze a chi avesse visitato la chiesa durante la festività di S. Pietro.

(lavesima.it)

Bibliografia

Italia Benedettina, II, Liguria Monastica, Cesena 1979, pp. 138-139, sch. 57.

Paola Casati, S.Pietro di Vesima 1994-95.

Vincenzo Patrone, Crevari e la sua storia, Edizioni de "Il Bollettino"

Foto

Veduta d’insieme Antico ponte sulla via romana di ponente Veduta generale Veduta da ovest Veduta da ovest
Veduta da sud Veduta da sud-ovest Accesso agli orti Ingresso da nord Accesso agli orti
Ingresso da nord Ingresso da sud Ingresso inferiore da sud Ingresso inferiore da sud Ingresso superiore da nord
Facciata della chiesa Facciata della chiesa con le immagini dei SS. Pietro e Paolo Abside della chiesa Lesina in chiesa Crociera centrale del transetto
Crociera centrale del transetto Altare maggiore Transetto Cassa processionale di San Pietro Riutilizzo di capitello per acquasantiera
Riutilizzo di capitello per acquasantiera Chiesa vista da nord Chiesa vista da nord Antico ospedale Grangia
Edificio sul torrente forse mulino Torre Pala di San Pietro sull’altare maggiore Lapidi funerarie Particolare della lapide funeraria
Particolare della lapide funeraria Lapide marmorea del 1260 Lapide marmorea del 1303   
Pietro di Vesima, San
Nome completo: San Pietro 
Nome originario:  
Nomi alternativi:  
 
Ordine originale:  
Ordine attuale:  
Congregazione attuale:  
Filiazione di:  
Linea di:  
N. di fondazione: (Janauschek):  
Stato Giuridico:  
Figlie
 
Date
Fondata nel: 1216 
Cistercense nel: 1216 
Chiusa nel: 1533 
Riaperta nel:  
Richiusa nel:  
Indirizzo

16158  Vesima (GE)
Italia
Regione: Liguria 
Nazione: Italia 
Diocesi antica:
Diocesi attuale:
Coordinate:
44.41816968193935, 8.715154039336937
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Latitudine: 44° 25' 5''
Longitudine: 8° 42' 54''
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