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La Oliva

 

Storia

Il monastero di La Oliva sorse in una zona che in epoca romana era già abitata.

Si trova fra Santacara e Carcastillo, che in epoca romana era abitata da una popolazione che Plinio nomina come “carenses”. Cara, l’attuale Santacara, ne era il capoluogo; in essa sono stati rinvenuti numerosi resti romani. Già nell’anno 1828, nel terreno del convento, vennero rinvenute pietre con iscrizioni romane che si conservano in parte nel museo di Navarra. Nel 1996 si scoprì una lapide di circa 400 kg. Di peso, che si conserva nel monastero, e che fa riferimento a Flavio Costanzo Augusto. Tutto questo fa supporre l’esistenza di un insediamento romano sopra il quale, successivamente, si insediò il villaggio di Oliva dove, quando arrivarono i monaci, pare esistesse già un eremo nel quale si venerava nostra Signora.

La presenza del fiume Aragon, uno dei più importanti affluenti del fiume Ebro, favorì l’insediamento dei monaci cistercensi che sempre privilegiarono nelle loro scelte quei luoghi che fornivano ricchezza d’acqua per i loro mulini e per le coltivazioni.

Per quanto riguarda la data di fondazione del monastero, la cosa non è del tutto chiara.

La zona nella quale si situa La Oliva era terra di confine e di conflitti con l’Aragona che contestava il possesso delle terre al Regno di Navarra. Da qui ne conseguì il susseguirsi e la sovrapposizione di atti e date di donazione da parte dei Re di Navarra e Aragona.

Il primo documento del Re di Navarra Garcia Ramirez del 1134, con il quale viene donato il luogo della Encisa alla abbazia di Scala Dei in Francia, per diverse argomentazione pare non possa essere confermato, per dubbi circa la veridicità della data e l’autenticità del documento.

I dati attualmente più attendibili risalgono al 1145, anno in cui un documento dello stesso Re Ramirez, riporta la donazione del luogo di Oliva all’abate Raimundo di Niencebas (futura Fitero). Nel 1147 il Papa Eugenio III conferma questa donazione a Niencebas, unitamente ai territori di Veruela, lasciando presumere che i monaci di Oliva costituissero già una certa entità, in quanto dispongono di grange, di terreni da coltivare e ricevono decime. Il che implica che, non essendo monasteri indipendenti, in entrambi vivessero monaci di Niencebas. Due anni più tardi, nel 1149, come conseguenza degli scontri e del possesso non definito, il Re aragonese Ramon Berenguer IV ribadisce la donazione di Oliva all’abbazia di Scala Dei. Ma nello stesso anno si firma anche la pace fra i due regni e il Re di Navarra Garcia Ramirez torna a concedere un nuovo documento di conferma della donazione. In tutto questo incrociarsi di sovranità e di date, quello che pare più probabile è che quel luogo non fu subito eretto in monastero indipendente, ma piuttosto come un insieme di grange di proprietà di Nenciebas, dove vi si installò un gruppo di monaci che curava i terreni e che poco a poco spiccò il volo conquistando la propria indipendenza e creando la propria struttura comunitaria. Questo rese possibile la definitiva donazione alla comunità esistente nel luogo. Così il dato certo conferma che nel settembre del 1150 il Capitolo generale dei Cistercensi incorpora le chiese di Veruela e La Oliva come abbazie sotto la sua giurisdizione e resta affidata a Niencebas la filiazione. Nello stesso anno il Re Garcias Ramirez conferma la donazione delle terre di Oliva, Castelmunio e Encisa a Bertrando, primo abate di La Oliva. La conferma ecclesiastica avviene nel 1152, nuovamente da parte del Papa Eugenio III, che riafferma le sue proprietà e la pone sotto la sua protezione. Da ultimo, sarà il 1161, quando l’abate di Scala Dei comunica agli abati di La Oliva e Veruela la decisione del Capitolo Generale, non se ne conoscono i motivi, di trasferire la filiazione dei due monasteri alla sua abbazia annunciando contemporaneamente che d’ora in poi avrebbe fatto le visite regolari. A partire da questo momento, grazie alla protezione e alle donazioni dei sovrani e ai privilegi dei Papi, La Oliva va sempre più sviluppandosi e crescendo, acquisendo una rilevanza davvero speciale. I suoi possedimenti si estendevano nei regni di Navarra e Aragona. Gli Abati partecipavano alla corte di Navarra e alcuni furono anche consiglieri dei Re. Lope de Gallur lo fu nel sec. XV di Carlo II; uno di essi, Pedro de Eraso, nel sec. XVI, fu reggente del regno in assenza dei sovrani. Più tardi, nel sec. XVII, l’Abate Jeronimo Virto sarà eletto presidente della Deputazione del Regno. Tra questi un abate fu anche elevato alla dignità vescovile, Luis Aux de Armendariz, che fu nominato dapprima vescovo di Jaca, Urgel e infine arcivescovo di Tarragona; ma morì prima di poter prendere possesso di questa ultima sede.

Nel sec. XVIII, l’abate Francisco Morale sarà eletto Generale della Congregazione.

In questo lasso di tempo, l’abbazia visse momenti di luce e di ombra come tutte le realtà umane, ma fu il sec. XIX il più tragico per la comunità che si dissolse con l’abbandono del monastero nel 1835, in seguito alla confisca di Mendizabal.

Già altre due volte, nel 1809 e nel 1821, i monaci dovettero abbandonare il monastero, ma sempre poterono ritornare e ricostruire fino al 1835, che coincide con l’espulsione più lunga. Dopo il 1835 la abbazia rimase abbandonata fino al 1926, anno in cui alcuni monaci della comunità cistercense di Getafe vicino Madrid, raggiunto un accordo con la Deputazione Provinciale di Navarra, poterono ritornare e dar inizio ad una nuova ricostruzione materiale del monastero. Nel 1927 viene ricostituita la comunità e da quel momento ha inizio una nuova fase della storia di questo monastero.

Nel 1948 fu elevato nuovamente al rango di abbazia ed il suo primo abate fu don José Olmedo.

(Pietro Bigoni)

Bibliografia

José Maria Perez Lerendegui & Jesus Maria Hernandez Basurko, El monasterio de La Oliva, Un estilo de arte para un estilo

de vida, Edilesa 2000.

Foto

Plastico della parte antica della abbazia de La Oliva Veduta della abbazia con il nuovo monastero sulla sinistra Ingresso Facciata della chiesa La facciata della chiesa
La navata centrale della chiesa verso il presbiterio La navata centrale della chiesa verso la facciata Particolare dei pilastri della navata centrale Volte della navata centrale Il coro dei monaci
Presbiterio della chiesa Il presbiterio Cappella dell’altare maggiore Il transetto di destra Corridoio nord del chiostro
Angolo sud est del chiostro con veduta del tiburio della chiesa Il chiostro, lato est Lato sud ovest del chiostro con veduta del campanile della chiesa Corridoio est del chiostro, lato sala capitolare Corridoio ovest del chiostro
Quadrifora del chiostro Capitello del chiostro Incisioni nel chiostro Galleria del chiostro Galleria del chiostro
Scorcio del chiostro Accesso alla sala capitolare Capitolo Interno della sala capitolare Particolare delle volte del capitolo
Sala dei monaci (in restauro) Sala dei monaci La cucina con i resti del refettorio La scala dei monaci Organo del coro
Statua di N.S. de La Oliva    
La Oliva
Nome completo: N. Sra de la Oliva 
Nome originario: Oliva 
Nomi alternativi:  
 
Ordine originale: Cistercensi 
Ordine attuale: Trappisti 
Congregazione attuale:  
Filiazione di: Escaladieu, l’
Linea di: Morimond
N. di fondazione: (Janauschek): 305 
Stato Giuridico: Abbazia 
Figlie
  1. Leyre (1269-1835)
  2. Marcilla (1407-1835)
  3. Las Escalonias (1994-)
  4. Zenarruza (15/10/2008-)
 
Date
Fondata nel: 1134 
Cistercense nel: 1150 
Chiusa nel:  
Riaperta nel: 1927 
Richiusa nel:  
Indirizzo
Abadia N.S.ra de La Oliva

31310  Carcastillo
Spagna
Regione: Navarra 
Nazione: Spagna 
Diocesi antica: Pampilonensi
Diocesi attuale: Pamplona
Coordinate:
42.37123496444664, -1.466319258364777
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Latitudine: 42° 22' 16''
Longitudine: -1° 27' 58''
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Fax +34 (948) 715055 
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Indirizzo Web Web

Wiki  
Stato dell’edificio: Intatto con comunità
Stile dell’edificio: Cistercense primitivo, Gotico
Visita: Guidata con offerta
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