Casamari |
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StoriaCasamari, Lazio, Italia, 1203-1217 (Casamario, Casamarium, Casa Marii, Casaemarium). – Celebre abbazia benedettina, poi cistercense, situata nell’estremo territorio orientale di Veroli. L’etimologia di Casamari è Casa Marii, cioè villa, residenza o patria di Caio Mario. La storia di Casamari, come cenobio benedettino, iniziò intorno al 1033-35. Tra il 1149 e il 1151 fu introdotta la riforma cistercense della filiazione di Clairvaux per interessamento di S. Bernardo e del papa Eugenio III. L’abbazia raggiunse presto periodi di grande splendore, attestato dalle numerose fondazioni realizzate specialmente nei primi due secoli di storia: Sambucina in Calabria (1160); S. Galgano (diocesi di Volterra: 1181 circa); Sagittario in Lucania (1216), Santi Giusto e Pastore presso Rieti (1217); S. Domenico di Sora (1222); S. Spirito di Palermo (1232); S. Pietro di Paliano (diocesi di Palestrina: 1243); S. Maria dell’isola di Ustica (1257). Il periodo di espansione non durò a lungo. Le cause della crisi vanno ricercate nell’indebolimento dell’autorità ecclesiastica in seguito al trasferimento della Sede Apostolica ad Avignone (1305-78), nello scisma d’Occidente (1378-1417) e, più ancora, nell’istituzione della commenda per Casamari, introdotta da Martino V intorno al 1430 a favore del cardinale Prospero Colonna. Questi avvenimenti ridussero l’abbazia a rivestire un ruolo di secondaria importanza. Il 6.4.1623 Gregorio XV eresse la Congregazione Cistercense Romana della quale fece parte anche Casamari, allo scopo di dare un nuovo impulso ad alcune abbazie dello Stato Pontificio e del Regno di Napoli. Nonostante questa unione, la situazione non mutò, e il 5.3.1660 Alessandro VII ridusse la Congregazione Romana a semplice provincia aggregandola alla provincia toscana della Congregazione di S. Bernardo in Italia. Casamari fece un passo avanti verso la rinascita il 7.4.1717, quando Clemente XI, già abate commendatario di Casamari, rimosse dall’abbazia i Cistercensi della provincia romana e introdusse una colonia di monaci cistercensi riformati o Trappisti provenienti da Buonsollazzo. Il 13.5.1799 i soldati francesi sostarono a Casamari e la saccheggiarono trucidando sei religiosi. Nel 1811 l’abbazia fu colpita dalla soppressione napoleonica che durò fino al 1814. Pio IX, nel 1850, ne abolì la commenda, ma i disagi non terminarono. Infatti, nel 1861, i Piemontesi in lotta con i soldati borbonici incendiarono parte dell’edificio; nel 1873 furono incamerati tutti i beni dell’abbazia, e l’anno seguente Casamari fu dichiarata monumento nazionale. Nel 1892, non accettando di entrare a fare parte dell’Ordine dei Cistercensi riformati, Casamari conservò la propria autonomia e indipendenza. Solo nel 1929, con le sue case dipendenti, fu eretta dalla S. Sede a Congregazione monastica e aggregata all’Ordine cistercense della Comune Osservanza. Quest’ultima data segna la vera rinascita dell’abbazia. Pio XI, nel 1930, affidò a Casamari il compito di istituire il monachesimo cattolico in Etiopia.
Attualmente, l’abbazia di Casamari abitata da una comunità cistercense che oltre la vita monastica esercitano attività apostolica nell’annessa parrocchia; insegnano nel loro convitto “S. Bernardo” (scuole medie-ginnasio-liceo classico legalmente riconosciuto). ArchitetturaIl 1203 segnò l’inizio dell’imponente costruzione secondo le leggi tipiche dei Cistercensi: chiesa, chiostro, aula capitolare, refettorio, dormitorio che sono ancor oggi l’ammirazione degli appassionati di architettura monastica. La planimetria della chiesa ricalca fedelmente quella di Fontenay, a tre navate di cui la centrale di proporzioni doppie, sette campate, archeggiata a sesto acuto, con coro quadrato con due cappelline per lato, dotata di campanile che, curiosamente, non poggia sulla campata di incrocio tra coro e navata maggiore, ma su quella precedente; una scelta tesa a raggiungere probabilmente un migliore equilibrio statico. Il sistema dei sostegni è a pilastri cruciformi a cui sono addossate lesene e su queste semicolonne pensili con culots verso la navata principale e semicolonne intere nei varchi verso le navatelle che accolgono le spinte delle cordonature delle crociere. I capitelli sono a crochets. Una cornice modanata corre al di sopra del colmo degli archi divisori tra le navate ed è sormontata da piccole monofore. Il transetto, con tre cappelline per parte, è illuminato da un rosone accompagnato da due monofore su entrambi le pareti esterne. Nel coro, a terminazione piana, si aprono un rosone a sei lobi e cinque monofore disposte due al di sopra della suddetta cornice e tre al di sotto. Il chiostro è coperto da volte a botte e conserva inalterata l’ornamentazione delle bifore, quattro per lato. I capitelli sona a crochets, non tutti a terminazione vegetale, compaiono infatti anche delle teste antropomorfe. Dalla galleria est si passa alla sala capitolare, uno dei capolavori dell’arte cistercense, a tre navate divise in nove campate con pilastri a fascio ornati da otto colonnine su alte basi, unite da un anello in pietra, dotate di capitelli con metalliche foglie terminanti in stilizzati crochets, coronate da un massiccio plinto a sezione ottagona. Gli archi traversi sono tracciati con una piattabanda affiancata da due tori, e ricadono con le crociere su mensole murate nei muri perimetrali, ovvero sezioni di plinti a tre facce con capitelli analoghi agli altri e terminanti con appendici semicircolari che si assottigliano verso il basso. ArteCasamari si presenta con uno schema comune a molte abbazie cistercensi: una cinta di mura (con l’ingresso costituito dalla “casa abbaziale”) che racchiude al suo interno la chiesa al cui lato meridionale sono addossati il chiostro (che però sarebbe un rifacimento settecentesco) e gli ambienti monastici. Tra questi ultimi sono da ricordare la sala capitolare e l’attuale refettorio, che originariamente era il dispensarium, mentre è da notare la mancanza di edifici sul lato meridionale del chiostro. La chiesa è a croce latina, con tre navate di sei campate, pilastri compositi, abside rettangolare affiancata da due cappelle per lato che occupano l’ultima delle tre campate che compongono il transetto. Particolarità di quest’ultimo sono le due cappelle sui bracci laterali. Tornando al coro, la parete di fondo ha cinque monofore ad arco acuto disposte su due file (in quella inferiore sono le tre più alte) sopra alle quali c’è ancora un rosone di semplice disegno (un cerchio attorniato da altri sei). Rosoni uguali si ritrovano sulle pareti di fondo del transetto e sulla facciata della chiesa che è preceduta da un portico a tre arcate di cui quella centrale a tutto sesto e le laterali acute. La copertura degli ambienti è affidata a volte a crociera cordonate (di cui quella dell’abside è esapartita) ma colpisce la posizione della torre campanaria sulla prima campata del transetto e non su quella centrale, posizione motivata dagli studiosi in modi differenti. Da ricordare ancora il portale principale e quello che porta al chiostro nella sesta campata della navata destra. Il grande altare con baldacchino in marmi policromi fu sistemato al centro del transetto nel 1711 dal cardinale Albani, che ha contribuito in tal modo a stravolgere il disegno originale della chiesa. Il complesso abbaziale è stato restaurato nel 1920 e all’inizio degli anni ‘50, ma i lavori hanno riguardato soprattutto gli ambienti monastici La chiesa di Casamari è stata spesso confrontata con quella di Fossanova (consacrata nel 1208) ed è parere unanime che, se non è stato lo stesso architetto a idearle, la seconda sia servita da modello per la prima. Le differenze si possono notare in pianta (a Casamari il transetto è più largo e un portico precede la facciata) e nei particolari architettonici, che a Fossanova sono più curati avviene invece il contrario per quanto riguarda gli edifici monastici che a Casamari presentano un livello artistico superiore. Santa Maria delle Marmore o Marmoso ho o Mannosolio BibliografiaMonasticon Italiae, I, Roma e Lazio, a cura di F. Caraffa, Cesena 1981, pp. 190-191, sch. 283; FARINA F. – FORNARI B., L’architettura cistercense e l’abbazia di Casamari, con prefazione di ROMANINI A. M., Casamari, 1987. FARINA F. – FORNARI B., Storia e documenti dell’abbazia di Casamari 1036-1152, Casamari, 1983. FARINA F., a cura di, L’abbazia di Casamari nella storia dell’architettura e della spiritualità cistercense, Casamari, 1990. VITI G., Casamari, in “D.I.P.”, II, 1975, coll. 617-620. Foto |
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