Architettura cistercense
La chiesa
“Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode, o
Dio” e “Sette volte al giorno canterò le tue lodi” (Regola,
cap. 16).
Verso la chiesa quindi converge tutta la vita del
monaco: infatti in essa si giustifica, si realizza e si sublima la sua vita
nel contatto con Dio mediante la sacra liturgia e l’ufficio divino o “Opus
Dei”.
La chiesa orientata, a croce latina, occupa
generalmente la parte più elevata del terreno ed è disposta il più delle
volte nel lato Nord del complesso per riparare l’ambiente dai venti di
tramontana e per non impedire l’espandersi della luce sugli altri edifici.
Un primo periodo romanico dell’architettura
cistercense rappresenta, nonostante gli elementi tipici delle maestranze
borgognoni, un nuovo genere architettonico che nel secolo XII diventa
rapidamente familiare in tutta Europa, adattandosi tuttavia alle correnti
stilistiche locali. La semplificazione monumentale, la sobrietà,
l’eterogeneità rispetto al poderoso alto romanico e al ricco tardo romanico
è la risposta architettonica, corrispondente alla riforma religiosa dei
Cistercensi, alla chiesa abbaziale di Cluny III, progettata nel 1077 e che
costituiva allora la più grande e più splendida chiesa di tutto il mondo
cristiano.
Un secondo periodo, che segna il passo decisivo
verso il gotico Cistercense, si compie in Borgogna nel periodo
post-bernardino quando la volta a botte, poggiata immediatamente sulle
arcate della navata principale, viene sostituita dalla volta a crociera con
lanterna.
Lo stacco ritmico, al posto della pesante e continua
volta a botte, porta al sistema protettivo smembrato e nelle pareti così
alleggerite, può essere aperta una finestra per ogni campata. Questa
variazione di stile si può datare a partire dalla seconda metà del secolo
XII.
La disposizione del coro era nella navata centrale:
quello dei monaci era separato dall’altro riservato ai conversi da una
balaustra alla quale era addossato un pulpito per la lettura.
Appoggiati alla balaustra e al muro di fondo c’erano
dei banchi per i monaci e i conversi infermi.
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