Fossanova |
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StoriaPosto sulla riva destra del fiume Amaseno, nella pianura Pontina, a poca distanza dalla Via Appia, il monastero benedettino di Santo Stefano di Fossanova è citato per la prima volta in un documento datato 1089, ma alcuni autori sostengono che esso esistesse già nel IX secolo. Nel 1135, probabilmente per volere di papa Innocenzo II, i Benedettini accettarono la riforma cistercense e Fossanova divenne figlia dell’abbazia francese di Hautecombe (ma non tutti gli studiosi concordano su questo punto). I monaci bianchi iniziarono tra gli anni ‘60 e ‘70 del XII secolo una serie di lavori per adeguare il monastero al modello cistercense, lavori che durarono circa un secolo e tra i quali il principale fu l’edificazione della nuova chiesa, consacrata nel 1208. Fossanova acquistò ben presto una certa importanza come dimostrano le numerose filiazioni e il fatto che tre suoi abati divennero cardinali. Nel febbraio del 1274 San Tommaso d’Aquino, che si stava recando al Concilio di Lione per rappresentare papa Gregorio X, si ammalò e morì nella foresteria dell’abbazia. Alla metà del XV secolo a Fossanova fu istituita la Commenda che segnò l’inizio del declino. Nel 1623 il numero di monaci era notevolmente ridotto e l’abbazia fu inserita da Gregorio XV nella Congregazione Cisterciense della Provincia Romana in cui tornò nel 1762, dopo che dal 1660 aveva fatto parte della Congregazione Toscana. Nel 1795 il monastero fu affidato da papa Pio VI ai Cistercensi riformati di Casamari (Trappisti), ma già nel 1798 fu occupato dai Francesi che lo depredarono e nel 1809 fu soppresso dal governo napoleonico. Nel 1826 l’abbazia, che era divenuta proprietà privata, fu riscattata da papa Leone X e concessa ai Certosini di Trisulti che vi restarono fino al 1926 quando passò all’opera Don Guanella. Nel 1936 infine Fossanova fu affidata ai Frati Minori Conventuali che ancora oggi la posseggono. ArchitetturaLa chiesa abbaziale, costruita in travertino, ha pianta a croce latina, con tre navate, transetto e abside rettangolare. Le campate sono sette, tutte di forma rettangolare; quelle delle navate laterali sono di dimensione minore di quelle della navata centrale (poco più di un terzo) e sono orientate ortogonalmente ad esse. Ai pilastri sono addossate colonnine che portano le arcate, ma sul lato verso la navata centrale tali colonnine iniziano soltanto ad una certa altezza dando, in pianta,al pilastro stesso la forma di una croce mancante di un braccio. Il transetto è composto da una campata quadrata all’incrocio e da quattro rettangolari (due per ogni braccio) che si aprono poi in altrettante cappelle quadrate che affiancano l’abside. Quest’ultima è, come detto rettangolare, a due campate e nella parete di fondo si aprono tre monofore acute al di sopra delle quali è «il rosone lobato racchiuso in una pala poco profonda segnata ai lati da due colonnini su cui va a poggiare l’arco tondo superiore»’. Tutti gli ambienti sono voltati a crociera liscia tranne nella campata d’incrocio del transetto dove la crociera è cordonata. In questo punto si innalza il tiburio a pianta ottagonale, che funge da torre campanaria, restaurato nel 1595 perché danneggiato dai fulmini. Nella facciata sono da segnalare il portale (a sesto acuto, con strombatura e triplice coppia di colonnine) e il rosone centrale a ventiquattro colonnine, che ha sostituito quello originale più piccolo (di cui resta visibile solo una piccola porzione) in epoca imprecisata, ma probabilmente quando la facciata non era ancora terminata. Nella parte inferiore della facciata sono anche presenti tracce di un portico andato distrutto o forse mai costruito. Per quanto riguarda gli edifici monastici sono da ricordare il chiostro ( con tre ali più antiche e il lato meridionale tardo), la sala capitolare ( a due navate divise in sei campate) e il refettorio. Nel complesso, Fossanova presenta caratteri di un gotico primitivo (archi acuti, ma volte non cordonate) abbinati ad altri ancora romanici, richiamandosi a esempi transalpini come Fontenay (nella pianta, ma non nella copertura che è a volte e non a botte come nell’abbazia francese) e Pontigny (nelle colonnine portate da una mensola distante dal suolo). Non c’è accordo tra gli studiosi su chi abbia in realtà lavorato alla costruzione: alcuni sostengono che Fossanova è creazione laziale, altri che vi operarono maestranze francesi o almeno i monaci furono guidati da architetti d’Oltralpe. Nell’abbazia laziale si ipotizzò addirittura l’esistenza di una scuola di architettura cistercense infatti nell’atto di donazione dell’abbazia di Valvisciolo di Carpineto del 1247 è stabilito che alcuni monaci si rechino ad studium artium di Fossanova. In realtà si trattava probabilmente di «un’assai più generica scuola di scienze teologiche e spirituali, pur non escludendo nozioni di matematica, geometria e, di conseguenza, di architettura». BibliografiaMonastìcon, I, pp. 159-160, sch. 168. BREDA A., Locali dell’abbazia di Fossanova: refettorio, chiostro, sala capitolare, in I Cistercensi e il Lazio…, cit., pp. 165-168. CADEI A., Fossanova e Castel del Monte, in "Federico II e l’arte del ’200 italiano", Roma, 1980, pp. 191-215. CASSONI M., La badia di Fossanova presso Piperno, in “Rivista Storica Benedettina”, V, 1910, fasc. XX, pp. 578-96, e VI, 1911, fasc. XXI, pp. 71-87. SERAFINI A., L’abbazia di Fossanova e le origini dell’architettura gotica nel Lazio, in "S. Tommaso d’Aquino, O.P., Miscellanea storico-artistica", Roma, 1924. VARIA., Abbazia di Fossanova, Casamari, 1991. VITI G., Fossanova, in “D.I.P.”, IV, 1977, p. 159-60. Foto |
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