Santes Creus |
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StoriaAbbazia cistercense (diocesi. e prov. di Tarragona Catalogna, Spagna), della filiazione di Clairvaux. Col nome di Valldaura, il monastero fu fondato da Guglielmo Ramon di Montcada nelle vicinanze di Barcellona nel 1150. I primi monaci presero possesso del luogo nel 1151. Le difficoltà della nuova fondazione mossero il conte di Barcellona, Ramon Berengario IV, a cedere ai monaci il possedimento di Ancosa, al confine con la Llacuna. Nel 1160 la comunità ricevette una nuova donazione, questa volta sulle rive del fiume Gaya, luogo certamente più favorevole. Attorno al 1170 la comunità si insediò definitivamente nel nuovo sito, cambiando il proprio nome in quello di S. Creus, che la tradizione collega ad alcune croci luminose che comparivano sul far della sera in quel luogo. Superate le difficoltà dei primi anni, il monastero esercitò una influenza benefica sul paese, tanto nell’ordine materiale che spirituale. Il monastero incontrò un protettore risoluto nel re Pietro III il Grande (1239-85), il quale, dopo aver completato le costruzioni monastiche, si fece costruire una residenza unita all’abbazia. Alla sua morte fu sepolto nella chiesa del monastero, e la nobiltà volle seguire il suo esempio. S. Creus fondò due monasteri filiali: Valldigna, nel regno di Valencia, e Altofonte, in Sicilia. L’Ordine militare di Montesa fu posto dal papa Giovanni XXII sotto l’autorità dell’abate di S. Creus, al quale spettava la designazione del suo priore. Numerosi furono i privilegi di cui S. Creus godette: il suo abate era cappellano reale e nel 1710, per una disputa tra i prelati di Barcellona e di Tarragona, Clemente XI dichiarò il monastero e la sua parrocchia di S. Lucia nullius dioecesis. Nel sec. XVII il monastero fu costretto a far parte della Congregazione cistercense della Corona d’Aragona e di Navarra. Nel sec. XVIII il monastero venne coinvolto in un lungo e assurdo problema di precedenza con il monastero di Poblet, affare che, dopo diversi processi, fu messo a tacere per sentenza pontificia nel 1750. Con il sec. XIX cominciano i gravi contrattempi che porteranno alla cessazione della vita monastica nell’abbazia: l’invasione francese e la guerra di indipendenza. Nel 1820, in seguito a una prima soppressione di monasteri imposta dal Governo, i monaci furono obbligati ad abbandonare S. Creus. Terminato il biennio liberale, la comunità iniziò la restaurazione del monastero, interrotta poi dalla definitiva soppressione del 1835. Solo due monaci rimasero a S. Creus alla direzione della parrocchia di S. Lucia, che fu affidata poi alla chiesa abbaziale. Nel 1870 il monastero fu convertito in casa di pena e nel 1921, dichiarato monumento nazionale, vennero iniziati i lavori di consolidamento della parte monumentale. La chiesa, incominciata nel 1174, ha, in facciata, un bel portale a pieno centro a tre volte formate da due tori poggianti su colonnette binate dai capitelli scolpiti. Una modanatura corre tutt’attorno enfatizzando il portale fino al livello dei capitelli, per continuare poi in modo orizzontale sia a destra che a sinistra dello stesso, fino a raggiungere un fascio di colonnette che partono dal suolo e sembrano appartenere ad una decorazione oggi scomparsa oppure rimasta incompiuta. All’interno, la chiesa è suddivisa in tre navate di sei campate ciascuna. Sul transetto si aprono due cappelle per lato e al centro un’abside a terminazione piatta. La navata principale è coperta con volte ad ogiva che raggiungono semplici mensole sugli angoli rientranti dei pilastri. Questo farebbe pensare che nel progetto originario probabilmente le coperture non erano previste a volta d’ogiva. Larghi costoloni corrono lungo i muri e si interrompono a circa tre metri dal pavimento su larghe mensole aggettanti. Il transetto, le cappelle, l’altare e le navate laterali hanno ugualmente coperture a volta d’ogiva. Sopra la volta d’ogiva della crociera del transetto fu costruita, nel XIV secolo, una torre ottagonale con finestre sormontate da un oculo. La copertura della torre è a forma di cupola con una lanterna coperta da un tetto a piramide. Non si tratta di una vera e propria torre-lanterna in quanto, come a Poblet, è costruita al di sopra della volta e non illumina l’interno della chiesa. Il chiostro di Santes Creus è probabilmente il primo chiostro gotico della penisola spagnola. Le gallerie nord ed est furono cominciate nel 1303. Esse sono coperte con volte ad ogiva e grandi arcate con combinazione di rosoni a tre, quattro, e cinque lobi. Le gallerie sud ed ovest, costruite dal 1332 al 1341, sono anch’esse coperte con volte ad ogiva ma le arcate sono decorate da modanature che si intrecciano e si sviluppano con curve e controcurve nel miglior stile fiorito, in modo particolare nella più recente galleria ovest. I capitelli delle colonne sono abbondantemente decorati con motivi scultorei floreali, faunistici, araldici e mitologici. Quella del Capitolo è una delle più belle sale del monastero, a pianta quadrata, coperta da nove volte ad ogiva poggianti, al centro, su quattro colonne tonde dai capitelli sobriamente scolpiti e, lungo i muri, su delle mensole a forma di capitello. Intorno alla sala sono ancora visibili i due gradini di pietra sui quali sedevano i monaci della comunità quando si riunivano. La sala dei monaci è molto semplice e coperta da sei robuste volte ad ogiva poggianti, al centro, su due tozze colonne. Il dormitorio (48,50 m x 10m), datato nel 1173, è illuminato da piccole finestre quadrate ed assomiglia molto al dormitorio del monastero di Poblet. Attualmente nel complesso abbaziale di Santes Creus viene svolta attività parrocchiale. BibliografiaEmilia ALTARRIBA – Joseph BALUJA, Santes Creus, 1988. Eufemia FORT I COGUL, El monestir de Santes Creus, 1987. Foto |
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