Bartolomeo al Pino, San |
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StoriaIl 29 marzo 1359, Andrea, vescovo di Fiesole con un decreto manda in esecuzione il testamento di Masino di Bartolomeo Duodoli, disponendo che il monastero dedicato a San Bartolomeo sia terminato con le modalità volute dallo stesso Masino. Il 28 marzo del 1360 ci ha la conferma della avvenuta elezione della prima abadessa del monastero nella persona di Taddea Puccini, già monaca del Monastero di Santa Maria Intemerata di Firenze. Il 25 aprile 1425 si ha un nuovo decreto per l’approvazione di Suor Evangelista ad abadessa del Pino. Il 26 giugno 1451 Niccolò V, con un breve, unì alla cattedrale di Fiesole le rendite del Monastero. I monaci di Settimo, cui era soggetta l’abbazia, impugnarono la decisione del Pontefice, istituendo una causa contro il vescovo di Fiesole, fautore e beneficiario dell’incameramento delle rendite, che durò diversi anni. Dall’elenco delle speso sostenute per questa lite, si può facilmente desumere che la posta in palio dovesse essere considerevole. Nel 1455 i monaci di Settimo presentano al nuovo pontefice Callisto III un memoriale della lite in corso contro il vescovo di Fiesole e il 1 maggio 1455 il papa incarica il vescovo Antonino di Firenze di annullare la soppressione dell’abbazia e l’erezione a beneficio, fatta da Niccolò V a vantaggio del vescovo di Fiesole. Fino al 1460 i documenti si riferiscono alla comunità femminile. Successivamente la documentazione archivistica annovera i beni di San Bartolomeo nel patrimonio di Settimo, con il nuovo nome di Santissima Trinità al Pino. Forse, a causa di questo increscioso episodio, le monache ritennero opportuno abbandonare il monastero, per evitare inconvenienti. Ma di questa preoccupazione non si trova diretta conferma nei documenti, che, d’ora in poi sono esclusivamente economici. È certo pera che nel 1520 l’abbazia non era più abitata dalle monache, non risultando il suo nome tra i monasteri femminili italiani, nella lista compilata per richiedere un sussidio caritativo. In questo stesso periodo non figura neppure tra i monasteri maschili. (Goffredo Viti) BibliografiaL. JANAUSCHEK, Originum Cisterciensium, tomo I, Vindobonae 1877, ristampa anastatica Ridgewood (U.S.A.) 1964, p. LXIX; G. VITI, I Cistercensi ritornano a Firenze, in "Notizie Cistercensi", XI (1978), pp. 145-177, p. 147.
ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE Compagnie Religiose Soppresse, filza 391, fascicolo 12; 396, 18; 397, 19; 398, 20; 406, 34. Foto |
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