StoriaNon sembrano rispondere del tutto a verità le affermazioni di Janauschek, che basandosi sul Matthaejus e Repetti ritiene che l’abbazia fosse stata originariamente cistercense maschile e nel luglio 1254 incorporata a San Galgano e che non ebbe propri abati.
Gli Statuta, pubblicata dal Canivez contribuiscono in parte a smentire tali affermazioni. Il secondo volume dell’opera in esame riporta tre statuti del Capitolo Generale che direttamente riguardano Santa Croce e che ritengo opportuno considerarli per precisare alcune situazioni di quest’abbazia di cui si conosce troppo poco a causa della completa mancanza di fonti archivistiche, almeno fino ad oggi.
Il primo incarica gli abati di San Galgano e di San Salvatore all’Amiata di compiere l’ispezione a Santa Croce, sollecitata dal papa e dal vescovo cistercense Guglielmo, per l’incorporazione all’ordine, quale figlia di San Galgano.
Il secondo è il rinnovato incarico all’abate di San Galgano e a quello di Rivalta Scrivia di compiere l’ispezione a Santa Croce non ancora effettuata.
Il terzo, e suppone l’avvenuta incorporazione, è una nuova ispezione, richiesta, questa volta dall’abadessa di Santa Croce per il luogo dove crede opportuno trasferire la propria abbazia.
Dai testi su riferiti non si fa mai accenno alla presenza di monaci; l’affiliazione a San Galgano risulta, ma della comunità femminile e di conseguenza non ebbe propri abati, perché non fu mai maschile. Inoltre dall’insistenza del Capitolo generale si intuisce un certo disinteresse a questa incorporazione, anche se non sono espressi i motivi. Tuttavia la precarietà del luogo, intuibile, è confermata dal fatto che appena ottenuta l’incorporazione, l’abadessa chiede subito il trasferimento in altro luogo. Successivamente, non conoscendo il reale esito della richiesta, non è possibile seguirne eventuali altre vicende. È certo comunque che nel 1520 non esisteva più, in quanto dall’elenco dei monasteri cistercensi in Italia, compilato in quell’anno, per la richiesta di un contributo caritativo, nell’ambito dell’attuale Toscana figurano solo tre monasteri femminili e precisamente: San Donato in Polverosa (FI) con 10 monache, Santa Maria Novella (Si) con 6 e San Prospero con 5. Non esistono attualmente resti che documentano materialmente l’insediamento.
(Goffredo Viti) BibliografiaL. L. JANAUSCHEK, Originum Cisterciensium, tomo I, Vindobonae 1877, ristampa anastatica Ridgewood (U.S.A.) 1964, Originum Cisterciensium, tomo I, Vindobonae 1877, ristampa anastatica Ridgewood (U.S.A.) 1964, p. LXXXI;
J.M. CANIVEZ, Statuta Capitulorum generalium Ordinis Cisterciensis ab anno 1116 ad annum 1786, Lovanio 1933-1941, 8 voll, II (1934), pp. 365, 380, 413.
FONTI EDITE
CANIVEZ, 1934, vol. II, pp. 365, 380, 413.
LETTERATURA
MAITTAEJUS, 1768-1772, vol. 2, p. 2.
REPETTI, 1833-1846, vol. II, pp. 412, 720.
JANAUSCHEK, 1877, p. LXXXI.
COTTINEAU, 1939, col. 927.
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