Poblet |
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StoriaLungo il fiume Francolì, a metà strada tra Tarragona e Lérida, si innalza il maestoso complesso dell’abbazia di Poblet. Circondata da verdi alture, l’abbazia, dedicata a S. Maria, fu fondata nel 1151 grazie ad una generosa donazione di Ramon Berenguer IV, conte di Barcellona, che concesse ai monaci cistercensi dell’abbazia di Fontfroide vasti possedimenti nella regione e i fondi necessari alla costruzione della nuova abbazia della filiazione da Clairvaux attraverso Grandselve e Fontfroide. Il nuovo monastero, appoggiato dai reali e dalla nobiltà, giocò un ruolo importante nella vita del paese. Inoltre con i suoi numerosi possedimenti contribuì al ripopolamento e alla coltivazione delle terre di recente conquistate. La costruzione dell’abbazia, dalla fondazione, continuò senza interruzione durante i secoli XIII e XIV. Pietro il Cerimonioso iniziò le opere di fortificazione che conferiscono all’abbazia le caratteristiche di una vera fortezza. Nel 1480 papa Sisto IV sciolse Poblet, che mantenne buone relazioni col capitolo generale dell’Ordine e con gli abati di Cîteaux, dalla sottomissione a Fontfroide. Nel secolo XVII il monastero fu costretto ad aderire alla Congregazione cistercense della Corona d’Aragona e di Navarra. La guerra di indipendenza contro i Francesi causò gravi danni all’abbazia, nella quale si installò la Giunta di Difesa del principato di Catalogna. Nel 1835 l’abbazia fu saccheggiata e incendiata e rimase abbandonata per circa 40 anni. Nel 1870 la Commissione dei monumenti di Tarragona si occupò della conservazione del complesso però solo nel 1930, sotto Alfonso XIII, furono cominciati i lavori di restauro. Nel 1935 la chiesa abbaziale fu nuovamente aperta al culto e, terminata la guerra civile spagnola (1936-39), quattro monaci della Congregazione cistercense di S. Bernardo (Italia) si trasferirono a Poblet. Nel 1954 fu benedetto il primo abate della comunità e nel 1963 Giovanni XXIII concesse il titolo di basilica alla chiesa abbaziale. Con la restaurazione monastica di Poblet la Congregazione cistercense della Corona d’Aragona e di Navarra riprese vigore. Attualmente l’abbazia è abitata da una comunità cistercense della Congregazione della Corona d’Aragona e Navarra. ArchitetturaL’accesso del complesso abbaziale, inserito nelle fortificazioni del sec. XVI, è sovrastato da una torre merlata e solo all’interno si trovano la porta vera e propria, detta “Porta Dorata”, risalente alla fine del sec. XV, e la cappella di S. Giorgio. La Porta Dorata era il luogo dove il re, quando si recava a visitare Poblet, scendeva da cavallo e si inginocchiava davanti al “Lignum Crucis”, presentato dall’abate in segno di accoglienza al sovrano. Dopo questa cerimonia tutta la comunità, in processione con i reali e il loro seguito, si recava in chiesa al canto del “Te Deum”. Venne chiamata “dorata” quando, nel 1564, in occasione della visita di Filippo II, vennero dorate le placche di bronzo che la ricoprivano. La cappella di S. Giorgio venne fatta erigere da Alfonso V, in occasione della conquista di Napoli nel 1442. L’interno, in stile gotico, era arredato da preziosi paramenti donati dal sovrano, ritratto in una delle mensole dell’abside. La seconda e più antica cinta muraria circonda una piazza irregolare attorno alla quale si trovano le rovine delle dipendenze e degli edifici di servizio, come le officine, lo spedale, le foresterie e il palazzo abbaziale dell’abate Francesco Oliver de Botaller (1583-1598). Il nucleo degli edifici principali dell’abbazia è circondato da un’altra serie di fortificazioni e da dodici torri. Il portale di accesso, la “Porta Reale”, conduce al vestibolo dell’abbazia, tramite il quale si accede al chiostro, alla sala di ricevimento, al palazzo di re Martino l’”Umano” e ai locali dei fratelli conversi. Di fianco alla Porta Reale si trova l’entrata della chiesa abbaziale, che è preceduta da un atrio o “Galilea” risalente al sec. XIII. La chiesa fu costruita nel 1166 in stile romanico, a forma di croce latina. La navata centrale, scandita dalle colonne a fascio composito delle sette campate, è coperta da una volta a botte. La mensa dell’altare maggiore, costituita da una pietra squadrata, risale alla fondazione della chiesa. Dietro di essa si innalza la maestosa pala o “retablo” in alabastro, scolpita da Damiano Forment nel 1527-1529. Nel transetto furono realizzati, a partire dal 1359 per volere di Pietro IV, gli archi che sostengono i sepolcri dei re aragonesi. Qui si trova anche la scala che conduce al dormitorio, una suggestiva sala gotica (circa mt. 87 x10) coperta da un tetto ligneo sorretto da 19 imponenti archi che scandiscono la lunghezza dell’ambiente. Il chiostro, a sinistra della chiesa, risale al sec. XII nella sua parte più antica e fu coperto da volte a crociera nel corso del sec. XIII. La fontana e il suo padiglione sono coevi alla costruzione delle gallerie. Da notare la varietà e la bellezza dei capitelli decorati con elementi floreali. Gli ambienti principali dell’abbazia sono imponenti e hanno mantenuto lo stile e il carattere originario. La Sala Capitolare (sec. XIII), di forma quadrata, è divisa in nove parti da quattro colonne che sorreggono le volte a crociera costolonate. Il refettorio (circa mt. 33 x 8) (sec. XII) è caratterizzato da 3 alti archi che sorreggono la volta a sesto acuto; l’ampia sala è stata restaurata nel 1946, ed è tutt’oggi utilizzata come refettorio della comunità. Collegata al refettorio tramite un piccolo sportello, la cucina (sec. XIII) ha mantenuto il suo aspetto originario: ambiente spazioso coperto da volte a crociera, all’interno del quale si possono ancora ammirare gli enormi focolari in pietra che servivano per la preparazione dei pasti. BibliografiaEmilia ALTARRIBA-Joseph BALUJA, Poblet, 1988. Jesus M. OLIVER, Abbaye de Poblet, Escudo de Oro, Barcelona, 1997. Foto |
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