Fontenay |
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StoriaAntica abbazia cistercense di Borgogna (dipartimento Còte-d’Or, circondano Semur, circoscrizione Montbard, comune Marmagne), della filiazione di Clairvaux, fondata nel 1119 nella diocesi di Autun (oggi Digione) da Rainardo zio di s. Bernardo, che vi inviò un gruppo di religiosi da Clairvaux, guidati da Goffredo de La Roche-Vanneau. Lo stemma dell’abbazia presenta delle bocche a tre fasce d’oro, due fiordalisi addossati broccanti, sormontati da un giglio d’oro. Il primo sito in cui si fissarono si rivelò ben presto troppo povero e angusto, per cui i monaci si trasferirono in un luogo ricco di sorgenti, non lontano di là, a cui dettero il nome di Fontancium, cioè: che galleggia sulle acque. I religiosi dissodarono il terreno, costruirono granai e vivai, innalzarono il monastero. Il reclutamento di nuove vocazioni fu abbondante, e già nel 1131 l’abbazia poteva fondare Echarlis (diocesi di Sens), nel 1132 Sept-Fons (Borbonese), e nel 1140 Chézery, nel Bugey Savoia. Nel sec. XIII l’abbazia di Fontenay sopportò le conseguenze delle guerre che devastarono il paese. Durante la guerra dei Cent’anni, nel 1359, fu saccheggiata dagli Inglesi; più tardi furono le grandi compagnie che, a diverse riprese, depredarono il monastero e le sue proprietà. Seguì il regime della commenda con le sue disastrose conseguenze. Durante le guerre di religione, l’abbazia dovette ancora tribolare per gli Ugonotti. L’abbazia di Fontenay rappresenta uno dei più belli e più completi insiemi di costruzioni monastiche dei primi decenni dell’ordine di Cîteaux, il più intatto che ci sia pervenuto poiché esistono ancora pressoché tutti gli edifici e la maggior parte di esse risale al XII secolo. La chiesa rappresenta il tipo più puro e più perfetto di quella forma canonica che san Bernardo impose alle chiese legate alla casa madre di Clairvaux. La facciata è molto semplice, a capanna spezzata, la larghezza della navata centrale è sottolineata da due contrafforti in mezzo ai quali si apre il portale centrale. La tipologia a croce latina definisce l’impianto interno con geometrie esclusivamente ad angolo retto e lo spazio è ritmato dalle teorie di pilastri che dividono la navata centrale e le due laterali in otto campate. Il transetto è composto da un coro ad abside quadrangolare, a due campate, sopraelevato di due gradini e da quattro cappelle, anch’esse a pianta quadrata, aperte, due per lato, sui bracci del transetto. Il tutto è coperto da volte a botte a sezione ogivale, longitudinali nel “vaisseau” centrale, trasversali nei bracci del transetto e nelle navate laterali. Da qualunque parte si muova lo sguardo, mentre ci si aggira e ci si sposta sul pavimento in terra battuta (originariamente coperto da lastre di pietra o da piastrelle nude) non si percepisce che il ritmo, geometria di forme, nudità, semplicità alla luce dei materiali e dello spazio. Anche il colore è appena accennato, come del resto la modellazione plastica dei capitelli a foglie stilizzate o a semplici figure geometriche. Fontenay conserva un certo numero di bassorilievi e nel coro sono conservate numerose pietre tombali e statue funerarie, anticamente disposte sulla pavimentazione della chiesa e delle cappelle. Nel chiostro, le gallerie che formano un rettangolo molto prossimo al quadrato, sono coperte da volte a botte in pietra, con lunette corrispondenti all’apertura delle arcate, solo la galleria occidentale è voltata a crociera. Ogni lato è suddiviso da otto arcate a tutto sesto che ricadono su forti pilastri, rinforzati all’esterno da grossi contrafforti, ogni arcata è a sua volta divisa in due piccoli archi a tutto sesto, sostenuti da colonne binate. Basi, fusti, capitelli, abachi, colonne, sono spesso tagliati in uno stesso blocco di pietra. La decorazione dei capitelli, sobria ma più ricca rispetto alla chiesa, e la disposizione ricercata delle colonne, rendono il suo aspetto meno severo. La sala del Capitolo, vasta e ben illuminata, è aperta sulla galleria orientale del chiostro tramite una grande arcata a tutto sesto e altre quattro aperture poste ai lati di questa. All’interno, le ogive poggiano su quattro pilastri centrali che dividono la sala in due navate; questi pilastri sono formati da otto colonne che ricevono il ritorno di volta. I capitelli, come nel chiostro, sono ornati da semplici foglie stilizzate. In fondo all’ala orientale del chiostro si trova la sala dei monaci, risalente alla seconda metà del XII secolo. Più sobria della sala capitolare, è divisa in due navate di sei campate ciascuna, da una fila di quattro colonne e un pilastro ottagonale al centro. Essa è coperta da volte a crociera ogivali che ricadono lungo i muri su mensole a piramide rovesciata. Il dormitorio occupa tutto il primo piano del lato dei monaci. Oggi vi si può accedere solamente attraverso una scala situata nel braccio sud del transetto della chiesa. Gli unici elementi risalenti alla costruzione primitiva sono le strette finestre a tutto sesto che danno sul chiostro. Nell’angolo del chiostro presso la sala dei monaci si trova la sala del riscaldamento (calefactorium). Si tratta di una piccola stanza bassa coperta da volte ogivali che ricadono su pilastri quadrati. Il refettorio è l’unico edificio importante ad essere stato completamente distrutto. In origine era parallelo al chiostro: solo nel XIII secolo fu collocato perpendicolarmente. Era una grande sala con volte a crociera ogivali, divisa in due navate da una fila di cinque colonne. Da sempre i monasteri avevano assunto come principio quello di badare a se stessi, senza dover ricercare al di fuori i prodotti che potevano essere loro necessari. La fucina di Fontenay era una vera “fabbrica” che utilizzava il minerale della collina vicina ed è la più importante che ci è pervenuta. Costruita alla fine del XII secolo sul bordo di un canale che forniva la forza motrice, è divisa in quattro sale. La prima, partendo da ovest, ha volte a crociera ogivali e comunica attraverso due arcate con la sala vicina, l’officina vera e propria, senza più volte. La terza sala è divisa in due navate, di tre campate ciascuna, da due colonne centrali ed è coperta da volte ogivali. La costruzione, il cui primo piano era adibito a magazzino, è provvista di robusti contrafforti ed è rischiarata da alte finestre a tutto sesto. Attualmente è proprietà privata della famiglia Aynard ed è stata dichiarata patrimonio mondiale dall’Unesco. Foto |
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