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I Cistercensi |
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Architettura cistercense
La grangia
Con questo termine si intendeva una costruzione chiusa,
un capannone in cui si conservava il raccolto ma nello stesso tempo
indicava pure un’azienda agricola comprendente oltre alla grangia
propriamente detta, case, terreni e pascoli. In lingua italiana, il
termine grangia è un derivato dal suddetto vocabolo francese e designa una
fattoria, un ambiente più o meno grande con annesso un podere.
L’ubicazione delle grangie era variabile.
Ciascuna abbazia ne aveva almeno una nelle vicinanze.
Benché l’assenza di carte redatte sistematicamente renda impossibile una
statistica, si constata però che il principio di non costruire grangie a più
di una giornata di cammino è soggetto a numerose eccezioni.
Le consuetudini cistercensi stabilivano che tutti i
conversi delle grangie dovevano trovarsi nell’abbazia la domenica, salvo
dispensa eccezionale. Ciò lasciò intendere che in questi giorni la cura del
bestiame era affidata a servitori laici. Costoro – i mercenari spesso citati
nei testi – sono stati dimenticati al punto da immaginare nelle grangie la
presenza di vere e proprie comunità di conversi, 50 o più!
Occorre raffigurarsi le grangie cistercensi, sotto la
direzione di un converso detto magister grancie, assistito da
alcuni conversi, e da braccianti agricoli salariati, i mercenari che in
genere abitavano nelle immediate vicinanze della stessa grangia.
È vero che le grangie non
erano monasteri in senso stretto, ma come nei monasteri si praticava molto
l’ospitalità, tanto che spesso nei documenti ad esse relativi si parla di un
frater hospitalarius.
Nella storia delle grangie, quelle cistercensi sono
certamente le più famose. Tuttavia bisogna lamentare che non hanno
costituito oggetto di molti e approfonditi studi se non per l.phpetto
architettonico.
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