Maria di Sala, Santa |
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StoriaSituato su una collina che prendeva nome dal castello di Sala, appartenuto ai Farnese ma ora scomparso, il complesso monastico di Sala sorse probabilmente attorno al X-XI secolo per ospitare una poco numerosa comunità di religiosi, forse eremiti. Forse per dare maggior slancio allo sviluppo del monastero, il vescovo di Castro offrì Santa Maria di Sala all’abbazia cistercense di Staffarda che nel 1189 inviò alcuni monaci a prenderne possesso e con lo scopo di istruire alla Regola di Cîteaux i religiosi che vi risiedevano. Il Capitolo Generale del 1199 espresse disappunto per il basso numero di monaci della nuova abbazia e quello del 1205 incaricò l’abate di La Ferté, alla cui linea apparteneva Sala, di accertare se Santa Maria poteva ospitare dodici monaci, secondo le istituzioni dell’Ordine. Le difficoltà incontrate dai Cistercensi nel monastero, dovute anche al luogo impervio e alla mancanza di terreni coltivabili, portarono al suo abbandono che avvenne probabilmente nei primi decenni del XIII secolo. I beni di Sala furono ereditati dall’abbazia madre di Staffarda che li vendette nel 1257 a San Martino al Cimino. Del complesso monastico resta parte della chiesa. ArchitetturaLa chiesa di Santa Maria di Sala, della quale nessun autore riporta rilievi, è costituita da una navata unica absidata, costruita con conci di pietra squadrati e lunga circa 15 metri. Il portico che precedeva la facciata è crollato e tutto l’edificio è ridotto oggi in pessime condizioni in seguito a dissesti statici, soprattutto nelle coperture. Pur essendo stata Sala abbazia cistercense per qualche anno e quindi classificata come tale, è «difficile individuare caratteri originari, sia per l’atipicità dell’insediamento, sia per l’abbandono e per i successivi interventi non databili che la hanno interessata». BibliografiaMonasticon, 1, p, 141, sch. 101. Foto |
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