Maria de Paulis, Santa |
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StoriaAll’inizio del XIII secolo, possedendo alcuni terreni paludosi e conoscendo la fama di bonificatori dei Cistercensi, Comita II Giudice di Torres, chiese all’abbazia di Clairvaux di inviarvi una colonia di monaci. Questi giunsero a Pauly o Paulis (toponimo derivato per contrazione dal latino paludis) il 22 settembre 1205, fondandovi l’abbazia di Santa Maria delle Paludi e ottenendo da Comita una ricca dotazione. La nuova comunità dovette acquistare ben presto una certa importanza infatti uno dei suoi primi abati, Giacomo, nel 1259 divenne vescovo di Bosa, ma nel 1431, dopo che tre anni prima un altro abate di Paulis era stato promosso all’episcopato di Torres da papa Matino V, i beni dell’abbazia furono uniti alla mensa vescovile della stessa Torres, decretando la fine dell’ente monastico. Il complesso degli edifici cadde in rovina già dopo pochi decenni e oggi restano visibili solo alcuni ruderi della chiesa. ArchitetturaDell’edificio rimangono il coro quadrato, l’ultima campata della navata centrale verso il transetto, parte del muro perimetrale di quest’ultimo e delle due cappelle che si affacciano su di esso, sei arcate a tutto sesto che separavano la navata laterale destra da quella centrale. Dall’osservazione dei ruderi e dalla integrazione del rilievo, Delogu ha ipotizzato il disegno originario della chiesa e il sistema delle sue coperture. Essa doveva presentare una pianta a croce latina, con tre navate voltate a botte ad arco spezzato, separate da pilastri quadrati, abside a terminazione piatta con due finestre fortemente strombate, affiancata ai lati da due cappelle rettangolari, coperte da volte a sesto ribassato, prospettanti su transetto. I due bracci di questo, con volta a botte orientata normalmente a quella della navata centrale, si collegavano ad essa con due grandi arcate. La pianta richiama quella di Santa Maria di Corte o Cabuabbas, costruita nella seconda metà del XII secolo e che sarebbe diventata, secondo Delogu, un modello per l’architettura cistercense sarda. Quello che ha stupito gli studiosi è però la modestia sia artistica sia esecutiva di Santa Maria di Paulis: questa presenta caratteri ancora fortemente romanici (pilastri massicci, archi a tutto sesto), nonostante sia stata iniziata nel 1205, quando già i Cistercensi stavano modificando le loro costruzioni verso lo stile gotico nascente. Questa particolarità accompagnata alla scarsa perizia tecnica dei costruttori, evidenziata, per esempio, nella irregolarità della strombatura delle due finestre absidali e nella disposizione di alcuni paramenti murari non sfalsati, ha fatto attribuire la chiesa a maestranze locali, poco preparate, che si limitarono a riprendere le forme di Cabuabbas. BibliografiaG. ZANETTI, I Cistercensi in Sardegna, in "Rendiconti dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere", XCIII (1959), pp. 71-73; G. MASIA, L’abbazia di Cabuabbas di Sindia e il suo influsso spirituale e sociale nei secoli XII e XIII, Sassari 1982, pp. 69-70; I Cistercensi in Sardegna, in "Rivista Cistercense", V (1988), pp. 1-109, passim. Foto |
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