Galeso |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
StoriaA pochi chilometri da Taranto, vicino al fiume Galeso, verso la metà del XII secolo il barone Riccardo decise di far costruire una piccola chiesa intitolata alla Madonna, che fu consacrata nel 1169 dal vescovo Gerardo. Alcuni anni più tardi, l’arcivescovo Angelo cedette la chiesa, con alcuni terreni, ai Cistercensi perché vi fondassero un’abbazia e quindi bonificassero anche le zone adiacenti. Nel 1195 una colonia di monaci bianchi provenienti da Sambucina diede vita all’abbazia di Santa Maria del Galeso, che in poco tempo, grazie sia al lavoro dei religiosi sia alle ricche donazioni, poté ingrandirsi divenendo un importante complesso monastico. Nel 1233 papa Gregorio IX chiese e ottenne che l’abbazia restituisse parte dei terreni avuti in dotazione dall’arcivescovo Angelo, che probabilmente non erano, al momento della donazione nel 1195, di proprietà della mensa episcopale. Probabilmente caduta in Commenda nel XIV secolo, Santa Maria del Galeso cessò di esistere come ente monastico nel 1392, quando i monaci la abbandonarono in seguito alle distruzioni di cui il complesso era stato oggetto durante una battaglia tra Ladislao e Raimondello Orsini che si contendevano la corona di Napoli. L’abbazia fu poi ulteriormente spogliata dagli abitanti dei paesi vicini, in cerca di materiale da costruzione, ma la Commenda durò fino al 1780 quando, insieme ai suoi beni terrieri, passò al Seminario diocesano. ArchitetturaDel complesso monastico rimane oggi solo la chiesa, oggetto di restauri nel 1918. Non se ne possiede un rilievo, ma, secondo Bedini, si tratterebbe ancora dell’edificio costruito alla metà del XII secolo, che i monaci bianchi avrebbero modificato solo internamente, aggiungendovi due pilastri sul quale si imposta un arco acuto e i peducci che sorreggono le volte a crociera costolonata, secondo lo stile lombardo. BibliografiaMonasticon Italiae, III, Puglia e Basilicata, a cura di G. Lunardi - H. Houben - G. Spinelli, Cesena 1986, p. 102; sch. 302. Foto |
|